Lavorare freelance nel marketing: come aprire la Partita IVA

Lavorare freelance nel marketing - poco importa se “convenzionale” o applicato al web, ai social network, ecc. - è abitudine assai comune, specialmente tra i giovani nella fascia dei venti-trent’anni.

A fronte di tanti settori che faticano a “restare a galla” nella società contemporanea, il marketing appare, ancora oggi, come un’isola felice, capace di offrire interessanti opportunità.

Ma cosa comporta, a livello pratico, la scelta di lavorare come freelance?

Beh, innanzitutto, vi è l’obbligo di aprire la Partita IVA: la procedura da seguire, così come la spesa iniziale, dipendono dall’inquadramento previsto per l’attività.

Difatti, a seconda delle prestazioni e dei servizi proposti alla clientela, del tipo di compenso richiesto e, quindi, del modello di business che sta alla base di tutto ciò, si è fiscalmente considerati liberi professionisti, oppure ditte individuali.

Partiamo, dunque, dal principio: in cosa consiste il tuo lavoro?

Lavorare nel marketing: professionista o ditta?

Lavorare freelance nel marketing può voler dire tutto e niente: vi sono, infatti, mansioni e figure ben diverse tra loro, a cominciare da chi si occupa delle analisi di mercato, passando per chi elabora la strategia, per terminare con gli specialisti incaricati di analizzare i risultati e stilare un report conclusivo.

In un team marketing, pertanto, possiamo trovare l’art director, vari copywriter, il consulente SEO, il social media manager, l’UX designer e, ovviamente, il marketing manager a coordinare le attività in generale.

Vista l’importanza del web, ai giorni nostri è impossibile fare a meno di un digital marketing manager che sappia il fatto suo. Per finire, tra le figure più ricercate dalle aziende troviamo l’e-commerce e il community manager.

La maggior parte di queste posizioni è affidata a lavoratori freelance - o, per essere più precisi, a liberi professionisti - che prestano la propria consulenza ad una società, un marchio, ecc. o  ad una serie di committenti.

Chi, tuttavia, oltre ad occuparsi di ideare strategie di marketing o della creazione di contenuti a scopo promozionale, effettua anche servizi di gestione del budget (ad esempio, per le campagne pubblicitarie online), oppure lavora su provvigione (ricevendo, come talvolta accade, una percentuale sulle vendite, sulle registrazioni degli utenti, sui “click”, ecc.), potrebbe aver bisogno di un inquadramento differente: queste attività, infatti, rientrano nell’ambito del commercio, e quindi dell’imprenditoria, piuttosto che della libera professione.

Ad ogni modo, è sempre preferibile ricorrere al parere di un esperto per sapere esattamente cosa fare e quale budget occorre per aprire la Partita IVA e dare ufficialmente inizio alle attività - magari richiedendo una consulenza gratuita e senza impegno a Fiscozen: clicca su questo link per maggiori dettagli!

Come aprire Partita IVA per lavorare freelance?

La procedura per aprire Partita IVA e cominciare a lavorare freelance nel marketing digitale o tradizionale può essere riassunta in alcuni punti chiave:

  1. Innanzitutto, occorre compilare e presentare il Modello AA9/12 all’Agenzia delle Entrate, utilizzando un apposito strumento disponibile sul loro sito;
  2. In questa fase è necessario indicare quale Codice ATECO rispecchia al meglio l’attività intrapresa: può essere un codice specifico come “70.22.09 – Altre attività di consulenza imprenditoriale e altra consulenza amministrativo-gestionale e pianificazione aziendale” o “73.11.01 – Ideazione di campagne pubblicitarie”, spesso adottato da consulenti SEO, copywriter e social media manager, oppure un codice generico come “74.90.99 - Altre attività professionali nca”.
  3. Un altro elemento su cui riflettere è il regime fiscale, poiché da esso dipenderanno le imposte da versare all’erario, il metodo di determinazione del reddito e gli adempimenti da assolvere. Attualmente le due opzioni sono: regime ordinario e regime forfettario. Quest’ultimo è un regime agevolato a livello di tassazione (pari al 15% del reddito imponibile e, in alcuni casi, ridotta al 5% per i primi cinque anni) e non solo (tra i vantaggi per i “forfettari”: franchigia IVA, nessun obbligo di registrazione delle fatture, esonero da esterometro / studi di settore, ecc.).
  4. Il percorso in questione si conclude con l’iscrizione alla Cassa Previdenziale di riferimento: per chi ha scelto di lavorare freelance nel marketing, si tratta della Gestione Separata INPS (che prevede l’applicazione di un’aliquota pari al 25,98% del reddito imponibile).

Il procedimento descritto è, di per sé, gratuito, fatta eccezione per la tariffa richiesta da un ipotetico intermediario.

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